I farmers’ markets (mercati degli agricoltori o anche chiamati mercati contadini) sono dei mercati dove i produttori (contadini) sono essi stessi i venditori dei loro prodotti, tipicamente ortofrutticoli. Questi sono, infatti, esempi di vendita diretta dal produttore al consumatore che rispecchiano i principi della “filiera corta”. Essi nascono e si sviluppano per contrapporsi alla cosiddetta “filiera lunga”, nella quale, in termini generali, il prodotto agricolo è intermediato da uno o più operatori prima di poter esser acquistato dal consumatore (Sini, 2009). La filiera corta si sta oggi riscoprendo per l’importanza del rapporto diretto tra chi produce e chi acquista.
Una delle maggiori caratteristiche di questi mercati è la presenza esclusiva di prodotti locali, dunque di prodotti coltivati a km 0, nei terreni limitrofi dei contadini.
Altre caratteristiche contribuiscono a ulteriormente i farmers market dai mercati tradizionali:
La presenza di prodotti prevalentemente di origine biologica e trattati con tecniche biologiche di agricoltura;
La partecipazione anche di piccolissimi produttori che non commerciano solitamente i propri prodotti, se non in caso di eccedenze o raccolti particolarmente copiosi (es. gli agriturismi);
Infine, si tratta infine di luoghi di socializzazione e convivialità, sia per chi acquista che per chi vende, tant’è vero che alcuni Comuni incoraggiano i mercati dei contadini, o farmers market, come concreta misura antidegrado nelle periferie cittadine.
I mercati degli agricoltori, nati per motivi non solo di ordine economico ma anche di ordine sociale, si prefiggono principalmente di:
Fonti:
Agriregionieuropa
REPORT on USA Farmers’ Markets